“LE PROVINCE SONO UNA REALTÀ SUPERATA: DOBBIAMO AVERE L’ONESTÀ INTELLETTUALE DI AMMETTERLO” – Barberini non ha partecipato al voto sul tema del riordino delle Province e chiesto una presenza più equilibrata delle istituzioni sul territorio

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Discusso stamani in Consiglio regionale il tema del riordino delle Province.
L’Assemblea ha approvato a maggioranza con 16 voti su 25 presenti la risoluzione del centrosinistra con la quale si chiede al Governo il mantenimento di due province, modificate nel rispetto dei parametri individuati dal Consiglio dei Ministri, vale a dire che abbiano una dimensione territoriale non inferiore a 2mila 500 chilometri quadrati ed una popolazione residente non inferiore a 350mila abitanti. Una risoluzione che sostiene il parere precedentemente espresso dal Cal ed è stata ritenuta funzionale al modello di riordino endoregionale da tempo avviato.

Il consigliere Luca Barberini, come annunciato nel suo intervento, non ha partecipato al voto.

Ecco la sintesi dell’intervento pronunciato in Aula:

“Negli anni Settanta, con il
sopravvento del regionalismo, si era avvertita da più parti, da tanti legislatori
nazionali, ma anche dalle comunità locali, la necessità di
elaborare una nuova architettura istituzionale, un’architettura
istituzionale che proponesse l’abolizione delle Province. Ricordo fra i
tanti promotori di questa idea gli onorevoli La Malfa e Berlinguer.

Perché
arriviamo oggi a queste decisioni? Siamo vivendo un momento nella nostra
nazione drammatico, drammatico per la situazione economica, per la situazione
sociale, perché per troppi anni abbiamo negato che vi erano evidenti
difficoltà. Ora dobbiamo affermare con coraggio che possiamo e dobbiamo
riqualificare una spesa pubblica, capire dove ci sono inefficienze e portare
all’interno di queste risorse complessivamente disponibili indirizzarle
dove servono più sulle velleità al Governo delle tensioni sociali, nella
lotta alla disoccupazione, all’attenzione a chi non ce la fa più, quindi
probabilmente dobbiamo avere anche il coraggio di dire che l’architettura
istituzionale che oggi abbiamo non è sicuramente semplificata, non dà le
richieste giuste e nei tempi giusti, e soprattutto costa troppo.

Credo comunque che l’unica strada percorribile per la riforma delle Province sia
quella della Costituzione, una Costituzione che non possiamo usare a nostro
piacimento, una Costituzione che nell’articolo 133 dice in maniera chiara
che le popolazioni, le comunità interessate debbono essere ascoltate. E io
non ho dubbi che l’ascolto può e deve essere esclusivamente il meccanismo
dell’istituto referendario. Dobbiamo riaffermare in questa nuova
architettura istituzionale che la chiarezza passa attraverso un riordino
complessivo di competenze.

Le nuove Province saranno di fatto dei consorzi
tra Comuni di gestione per alcune competenze. Competenze peraltro abbastanza
limitate, si dovranno occupare esclusivamente di edilizia scolastica peraltro
quella superiore, un po’ di viabilità e un pezzo di ambiente, tutto il
resto va ridisegnato complessivamente. Non ci vedo assolutamente nulla di
male, se anche si riesce a portare avanti anche una Provincia coincidente con
il territorio regionale. Lo possiamo fare nel ragionamento della diversa
distribuzione e nell’attenzione ai diversi territori che compongono la
nostra Regione.

La Malfa aveva provato a dire con chiarezza che con il
sopraggiungere del regionalismo c’era una duplicazione, una sovrapposizione
di competenze che avrebbe portato, probabilmente, a un’esplosione della
spesa pubblica incontrollata. Lo stesso Enrico Berlinguer, nel 1974, disse
con chiarezza che la proposta di La Malfa era pienamente e totalmente
condivisibile. A distanza di quarant’anni noi ancora ragioniamo e portiamo
avanti con pervicace resistenza un’architettura basata sulle Province. Per
questo motivo io non voterò, uscirò dall’Aula. Mi dispiace, lo faccio
anche con un po’ di amarezza, un po’ di sofferenza, perché approvare
questa proposta significa in qualche modo riconoscere questa idea che non
appartiene non solo a me ma non appartiene sicuramente a gran parte degli
italiani e sicuramente degli umbri”.

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