RIFORMA SANITARIA: IN UMBRIA BASTANO UN’AZIENDA OSPEDALIERA E UN’UNICA AZIENDA SANITARIA – 41 gli emendamenti di Barberini e Smacchi al disegno di legge della Giunta regionale

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Prosegue la discussione della riforma sanitaria regionale. Oggi, nella Prima Commissione del Consiglio regionale, gli interventi si sono concentrati sulla revisione della rete ospedaliera, sul taglio dei finanziamenti statali, sugli
interventi governativi sulla sanità tramite decreto, sulle conseguenze del decreto Balduzzi e sulle competenze del Comitato di indirizzo dell’Azienda ospedaliera universitaria.

Il consigliere regionale del Partito democratico Luca Barberini è intervenuto sottolineando, in particolare, che, prima di procedere con l’approvazione del disegno di legge proposto dalla Giunta, andrebbero chiarite le conseguenze del decreto Balduzzi, prossimo all’approvazione e contenente numerose modifiche sul fronte della sanità, e della stessa legge di stabilità approvata in queste ore dal Governo che impone ulteriori tagli alla sanità pubblica.

Barberini ha evidenziato che si rischia di “scrivere una legge già vecchia” e, insieme al consigliere Smacchi (Pd), ha presentato diversi emendamenti al disegno di legge della Giunta regionale, che attuano i principi contenuti nel documento presentato lo scorso mese di giugno, insieme ai consiglieri Brega e Smacchi (Pd).
Gli emendamenti presentati sollecitano, in particolare, la realizzazione di un’unica azienda ospedaliera dell’Umbria, con sede a Perugia e articolata in due plessi (Perugia e Terni), e di un’unica azienda sanitaria regionale con sede a Terni ma strutturata in 4 aree territoriali che sarebbero articolazioni della stessa e che avrebbero competenza nei territori delle attuali 4 Asl dell’Umbria: Città di Castello-Gubbio, Perugia, Foligno-Spoleto, Terni.

Tra le proposte di razionalizzazione individuate da Barberini e Smacchi, ci sono inoltre le seguenti misure che la Giunta regionale dovrà adottare: la riduzione dei punti nascita, inserendoli solo negli ospedali di emergenza; la realizzazione di un laboratorio di analisi unico per tutto il territorio regionale o 2 dislocati al livello provinciale; il progressivo taglio del 25% delle strutture complesse e quindi dei primari; il non utilizzo nelle strutture pubbliche di personale medico andato in quiescenza; l’affidamento del servizio di trasporto sanitario regionale attraverso convenzioni con le organizzazioni di volontariato e gare fra soggetti accreditati; la non costruzione di nuovi ospedali sul territorio regionale, in quanto ciò sarebbe incompatibile con l’attuale fase di contenimento della spesa.
RIFORMA SANITARIA, 41 GLI EMENDAMENTI DI BARBERINI E SMACCHI
La Prima commissione del Consiglio regionale ha ripreso la discussione della riforma della sanità regionale.

Numerosi (circa 100) gli emendamenti presentati dai consiglieri regionali al disegno di legge della
Giunta regionale.

Sono 41, in particolare gli emendamenti presentati da Luca Barberini e Andrea Smacchi.
Tra questi: istituzione di una Unità sanitaria dell’Umbria, articolata in 4 aree territoriali (con relativi direttori), con sede a Terni; istituzione del Servizio infermieristico, tecnico sanitario, riabilitativo ed ostetrico; istituzione dell’Azienda ospedaliera dell’Umbria, con sede a Perugia, articolata nei due ospedali di Perugia e Terni; emanazione di un atto aziendale che regoli organizzazione e funzionamento della Unità sanitaria regionale e dell’Azienda ospedaliera dell’Umbria; costituzione e composizione della Conferenza permanente per la programmazione sanitaria; ruolo e competenze della Conferenza dei sindaci; inserimento del Collegio di direzione tra gli organi delle aziende sanitarie e universitarie; poteri, competenze e candidati idonei alla carica di direttore generale; valutazione dell’attività e motivi di revoca di direttore generale, direttore di area territoriale e di plesso ospedaliero; funzioni dell’Organo di indirizzo dell’Azienda ospedaliera; accorpamenti dei presidi ospedalieri dislocati in una area territoriale e non costituiti in una Azienda ospedaliera; la ripartizione dei fondi del servizio sanitario regionale, secondo criteri definiti dal Consiglio regionale; istituzione delle direzioni aziendali delle professioni infermieristiche, tecniche sanitarie, riabilitative ed ostetriche; divieto di conferimento di incarichi di qualsiasi tipo ai dipendenti andati in pensione; le cause di decadenza del direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria; il ruolo del direttore di area territoriale; impossibilità, per il personale in pensione, di far parte dell’organo di indirizzo delle aziende ospedaliero universitarie

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